
Il Centro Ricerca CBPT , con Equipe CBPT Apprendimento, è un centro privato, autorizzato e accreditato dalla Regione Lazio al rilascio della certificazione DSA e alla valutazione degli aspetti emotivi e comportamentali correlati
RUOLO DELLA SCUOLA
La scuola svolge un importante ruolo nella promozione dell’adattamento del bambino, ed evidenzia l’importanza di una collaborazione fra insegnanti, genitori e specialista per la messa in atto di possibili problematiche emotive e comportamentali.
Le difficoltà che gli studenti incontrano nel contesto scolastico possono essere compensate efficacemente se la scuola è in grado di individuare i punti di forza degli studenti, quindi le loro risorse, e considerare le loro specificità.
È fondamentale incentrare l’attenzione in classe non solo sullo sviluppo del singolo, ma anche sull’interazione con l’ambiente, prestando attenzione ai contesti educativi, familiari e scolastici. Se gli alunni si percepiscono coesi nel contesto scolastico il rischio che mettano in atto dei comportamenti disadattivi diminuisce.
COSA DEVE FARE IL DOCENTE QUANDO HA UN ALUNNO DSA CON ASPETTI EMOTIVI E COMPORTAMENTALI PREOCCUPANTI?

SUCCESSO SCOLASTICO
PROMUOVERE LA MOTIVAZIONE
L’ autoefficacia influenza le attività che scelgono gli studenti, studenti con bassa autoefficacia evitano i compiti specialmente quelli impegnativi, mentre chi ha un’alta autoefficacia si impegna nell’apprendimento e persevera anche molto di più. Questo accade perché i giudizi di autoefficacia influenzano la scelta delle attività, lo sforzo che viene impiegato e il tempo dedicato.
Concludendo, l’autoefficacia può anche influenzare l’ansia e gli stati depressivi, la percezione della propria capacità nel saper controllare gli eventi spiacevoli ha un ruolo importante nel controllare l’ansia (Bandura, 1991). Chi considera potenziali pericoli come difficili da affrontare, si sofferma sui pericoli e ciò limita la capacità di affrontarli amplificando la percezione dei pericoli stessi. Chi percepisce controllo sugli eventi non si angoscia sui potenziali pericoli ed è quindi meno propenso ad anticipare le minacce (Boca, Bocchiaro e Scaffidi Abbate, 2010).